PRESENTAZIONE

In mancanza di qualsiasi autografo, il testo della Comedìa (titolo dantesco del poema [If 16.128, 21.2]; l’aggettivo divina fu aggiunto da Boccaccio, e il titolo Divina Commedia risale al Cinquecento) non può essere stabilito semplicemente ricorrendo a un bon manuscrit o applicando meccanicamente scelte derivate da uno stemma codicum (rappresentazione genealogica dei vari testimoni). Per lo scrutinio delle varianti adiafore e la correzione degli eventuali errori d’archetipo occorre considerare, allo stesso tempo, i manoscritti più importanti e criteri interni (usus scribendi, stile e pensiero dell’autore, aspetti metrici e retorici), soprattutto laddove la diffrazione (proliferazione di lezioni più o meno erronee, fenomeno così chiamato da Gianfranco Contini, con un tecnicismo mutuato dall’ottica) determina più di due varianti per uno stesso verso a causa di una lezione più difficile (lectio difficilior), a volte non attestata (in absentia), altre volte conservata da pochi copisti (in praesentia). Inoltre tutti i testimoni sono più o meno contaminati, ovvero gli amanuensi tendono a consultare altri manoscritti davanti a errori manifesti (o anche lezioni genuine non comprese) del loro antigrafo; pertanto l’editore deve diffidare da soluzioni troppo facili, che non tengano conto della genesi dei singoli errori.

Dopo l’edizione curata da Giorgio Petrocchi (1966-67, 19942) non vi sono state altre vere edizioni critiche del poema che non privilegiassero un solo testimone: sia Antonio Lanza (La Commedìa [1995]) sia Federico Sanguineti (Dantis Alagherii Comedia [2001]) si sono mossi, con ragioni di segno opposto (bédieriane per Lanza, neolachmanniane per Sanguineti), seguendo soprattutto un manoscritto ritenuto il migliore (rispettivamente, il Trivulziano 1080 [Triv] e l’Urbinate latino 366 [Urb]); il testo stabilito da Giorgio Inglese (2007, 2011) è una versione rivisitata di quello di Petrocchi; il lavoro di Paolo Trovato e della sua équipe (Nuove prospettive sulla tradizione della Commedia [2007, 2013]) apporta qualche modifica all’ipotesi di Sanguineti, attribuendo comunque a Urb un certo rilievo e confermando uno stemma bipartito (a, b).

Nel corso delle mie ricerche (La tradizione della Comedìa [«Studi e problemi di critica testuale», LXXX-LXXXI, 2010], Questioni di metodo. Ancora sui loci della Comedìa e sul Palatino 319 [inedito]), attraverso una severa selezione degli errori monogenetici, sono arrivato a individuare tre subarchetipi, ai quali afferiscono nove testimoni dell’antica vulgata (a. 1355) degni di rilievo:

  1. α: Mart (Aldina AP XVI 25, con la collazione di Luca Martini su un codice perduto del 1330) Triv;
  2. β: (a) La (Biblioteca Comunale Passerini Landi, 190), Ham (Hamilton 203), Rb (Riccardiano 1005-Braidense AG XII 2), Urb (Urbinate latino 366), Laur (Pluteo 40.22); (b) Mad (Madrileno 10186);
  3. γ: Pal (Palatino 319).

Un’edizione ipertestuale del poema deve offrire al lettore un nuovo testo critico, nonché le informazioni necessarie sui numerosi problemi ecdotici (punteggiatura, varianti adiafore, corretta interpretazione, ecc.). L’apparato critico sarà diviso in due fasce, la prima dedicata alle varianti formali (confronto fra Mart, Triv e Pal), la seconda alle varianti adiafore e alle lezioni utili per risolvere i casi di diffrazione.

Di séguito si descrivono le varie articolazioni del portale, che dovrebbe essere uno strumento divulgativo e insieme di ricerca, continuamente perfettibile, in grado di soddisfare le esigenze culturali di lettori di diversa preparazione (il dantista, l’italianista, l’insegnante, lo studente liceale e universitario, ecc.).

  1. Testi critici: Petrocchi; nuovo, con apparato negativo.
  2. Parafrasi: integrale per ogni canto, in italiano e in inglese (basata sul nuovo testo critico, in modo da metterlo a disposizione di un pubblico non italofono).
  3. Tradizione: rassegna degli errori congiuntivi, descrizione dei manoscritti.
  4. Antichi commenti: citazione delle chiose trecentesche in corrispondenza delle varianti adiafore dei testi critici e delle edizioni bédieriane.
  5. Fonti: citazione degli ipotesti, latini e romanzi, cui Dante allude; preferenza accordata ai riscontri univoci e semanticamente congrui, evitando l’accumulazione di materiali non pertinenti e assimilabili a semplici echi o moduli stereotipati.
  6. Bibliografia: citazione degli studi più importanti relativi alle scelte ecdotiche (punto 1) e alle interpretazioni (punto 2).
  7. Varianti formali: repertorio degli allotropi organizzato per lemmi; segnalazione delle forme tipicamente fiorentine (F).
  8. Metrica e prosodia: scansione ritmica di ogni verso, in modo da individuare schemi ricorrenti; repertorio delle rime tecniche.
  9. Retorica: repertorio delle figure di parola e di pensiero.

Il lavoro, in fieri, sarà completato entro il 2021, in occasione del settimo centenario della morte del poeta. Si accettano consigli, commenti, obiezioni (tramite questo sito o per e-mail); ogni contributo utile sarà debitamente citato.

Si può navigare da un canto all’altro anche senza ricorrere al menu a tendina posto sulla destra dello schermo; gli indirizzi sono i seguenti (le parole in lettere minuscole, i numeri in cifre arabe):

a) per il nuovo testo critico, dante-comedia.com/canticanumero del canto;

b) per il testo Petrocchi, dante-comedia.com/canticanumero del canto-petrocchi;

c) per la parafrasi, dante-comedia.com/canticanumero del canto-parafrasi;

d) per le fonti, dante-comedia.com/canticanumero del canto-fonti.

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